STORIA...

    Gli inizi

    Si cominciò quasi per scherzo, ma la volontà di fare sul serio c'era tutta, soprattutto la grinta. Era il 1965

    I primi furono Vittorio Sassaroli, Leondino Verdolini, Rodolfo Tiberi, Benvenuto Tiberi, Elvezio Scortichini, Dario Loccioni e Lucio Cappanini.
    Un calcio ad un pallone, magari di gomma o di pezza, da sempre ragazzi di San Paolo, come del resto di tutti i paesi, lo avevano dato. Bastava un prato , un piccolo spiazzo in paese o lungo la strada, lo avevano fatto da sempre.
    Durante gli anni Trenta quando il regime fascista favoriva l'attività ginnica e sportiva, una vera squadra non si era riusciti a farla, anche negli anni del primo e secondo dopo guerra non ci si era riusciti, c'erano i ragazzi che si divertivano giocando a pallone, si improvvisavano squadre sul momento per una partita, ma tutto finiva li.
    Una squadra, una compagine sportiva strutturata, che partecipasse a tornei o a campionati, neanche a pensarci: ci volevano tanta volontà , tanto entusiasmo, tanta disponibilità e intraprendenza, pure qualche soldo non disturbava, anzi era proprio necessario. Tante le discussioni, i pareri, i progetti... se ne parlava da tempo e in continuazione senza arrivare ad una decisione conclusiva. L'averne discusso a lungo però, fece seppure lentamente, maturare il progetto di una società sportiva che aveva naturalmente come scopo primario il gioco del calcio.
    La Società Sportiva Sampaolese nacque ufficialmente il 5 giugno 1965 con la stesura e l'approvazione dello statuto sociale: Loccioni Dario , presidente; Raffaele Ragni, vice-presidente; Lucio Cappannini, segretario; Ranieri Bocchini, cassiere; Vittorio Sassaroli, Rodolfo Tiberi, Benvenuto Tiberi, consiglieri.
    Nacque "per volontà di un gruppo di sportivi", non solo tifosi del calcio, ma appassionati e praticanti il gioco del calcio.
    La Società, si diceva nello statuto, "è un'organizzazione democratica, sportiva e ricreativa a carattere associativo, che ha il compito di sviluppare, potenziare, propagandare l'educazione fisica, lo sport dilettantistico e ricreativo".
    Alla diffusione dello sport e al coinvolgimento dei giovani, soprattutto ci si proponeva "di sviluppare il senso dell'onore, della fratellanza fra tutti i suoi membri e di alimentare l'amicizia tra tutti gli sportivi"

    Non voleva essere una realtà strettamente "paesana" chiedendo "collaborazione alla pubblica amministrazione, alla Pro Loco e alle altre realtà associative, intendeva stabilire i rapporti con il C.O.N.I. e le federazioni ad esso affiliate".
    Lo statuto non nomina il calcio, si parla di sport, ma in verità è stato il gioco del calcio che ha assorbito in questi cinquant'anni la totalità delle energie, coinvolgendo l'intera cittadinanza. 
    E per San Paolo, una comunità che mai ha superato i 1.000 abilanti, è stata una "bandiera" che sempre si è mossa alta nel vento, privilegiando lo sport del calcio a livello dilettantistico come fatto di autentica passione.
    I colori sociali iniziali furono il rosso con bordi blu.
    Inizialmente le partite furono solo amichevoli.
    I primi tornei furono quelli diurni a San Paolo di Jesi e quelli notturni di Staffolo e Cupramontana.
    Il primo torneo al quale si partecipò fu quello di Staffolo, nell'estate del 1965.
    Nel primo torneo di San Paolo non c'erano ancora gli spogliatoi, i giocatori si cambiavano in una fabbrica di reti per letti al di sopra del campo sportivo.
    Il campo sportivo venne completamente risistemato nel 1967 costruendo gli spogliatoi.
    Fu un'azione "corale",  vi parteciparono si può dire tutti, dai più giovani a quelli meno giovani, tutti diedero la loro opera di manovalanza con entusiasmo: fu quasi una festa.
    Gli autotrasportatori in particolare, dopo le dovute consegne ritornavano in paese con blocchi di tufo e altro materiale necessario.
    Tra i volontari e i giocatori vi parteciparono Dino Giatti, Fabio Merli, Raffaele Ragni, Elvezio Scortichini, Vittorio Sassaroli, Rodolfo Tiberi e Carlo Piersanti.
     
    Inizialmente le righe per segnare il campo con la calce, erano fatte a mano da Leondino Verdolini
    La prima macchina per fare le righe fu progettata e costruita , con l'aiuto di Fabio Merli, da Bruno Rosini, studente universitario in ingegneria che si dedicava anche a ricucire i pochi palloni di cuoio.